giovedì 26 maggio 2011

giustizia divina


Dopo aver improvvisato uno scheletro in legno adatto a reggerla abbiamo appeso al muro la grande cartina di Europa ed Africa, col suo bell'azzurro degli Oceani, posizionata in modo che venisse illuminata dalla luce del sole ed ottenendo così un buon risultato visivo. Arredante. Tanto che Justice rimane lì,appoggiato all'angolo del muro, almeno venti minuti ad osservare il suo Continente. Muovendo solo i grandi occhi ben aperti e inclinando leggermente il capo, a seguire strade e percorsi sconosciuti in una terra sconfinata evidentemente segnata dai Limiti velleitari che la Storia dell'Africa le ha imposto. Barriere delle quali lo sguardo di Jostice fa proprio a meno, neanche le considera nel ripercorrere mentalmente l'epica del suo lungo viaggio.

Non ha ancora vent'anni, un ragazzo esile e gentile nei modi, dallo stile anglosassone impastato con la profonda quiete che infonde il paesaggio assolato ed infinito dell'Africa; la voce è calma e dai toni bassi, le pause frequenti riempite dallo sguardo in cerca di un orizzonte lontano e invisibile, sempre presente. Il suo è un nome cristiano, molto. Si chiama Justice Lord, "Giustizia Divina", ed in quella di sicuro lui confida.


Lentamente alza il braccio, la sua mano sfiora la Carta e con le dita segna il punto geografico di Harare, Capitale devastata da saccheggi e violenze di un Paese decimato dal contagio di malattie indicibili: lo Zimbawe.


Da lì il dito scivola dritto al Sudafrica per attraversarlo di netto e scendere sino a Città del Capo, metropoli così tanto ricca e moderna da essere una enorme riserva di risorse a cui attingere per poi affrontare la traversata del "mondo", meta obbligata nell'esodo dall'Africa anche per Jostice, per "far " due indirizzi utili e qualche dollaro ancora.


Giusto un attimo di pausa dopodiché il suo indice riparte verso nord, in treno, anzi su più treni, vecchi e lenti, convogli merci e carbone se e quando riesce, pare che in Africa i passeggeri siano stipati in genere molto peggio dei pacchi o dei minerali.


Treni che lo riportano divorando altitudini e latitudini a nord-est, passando tra i Grandi Laghi, il Tanganica, il Vittoria, addentrandosi nelle buie foreste della Tanzania ed arrivando finalmente al Kenia, dove il treno finisce. E dove anche la jungla verde ed afosa e le alte montagne che bucano le nubi scompaiono, gradatamente, lasciando il posto ad una estensione incredibilmente vasta di savana e terre desertiche, come fosse un'enorme Valle in cui intere Nazioni trovano posto...Etiopia, Sudan, Ciad, un'infinita depressione geologica che porta il deserto sabbioso per le migliaia di chilometri del territorio Libico sino alle coste del Mediterraneo.



Il polpastrello fin'ora ha quasi corso giù e su per la cartina, la voce accompagna questo viaggio con le poche parole in italiano, caldo, freddo, sete, morti, ribelli, soldati, fame... a scandire ogni piccola tappa e luogo incontrato, a descrivere la difficoltà di ogni spostamento, fino a dove arriva appunto il treno, poi...



L'orizzonte si sposta di continuo in avanti e solo il voltarsi a guardare indietro da la percezione di quanta strada si è già percorsa, questo almeno sino a che son visibili le catene montuose del Sudan meridionale, dopodiché i punti cardinali scompaiono insieme ad ogni riferimento e tutte le direzioni sono assolutamente e assolatamente uguali. Allora il dito rallenta e racconta di quanto dilatati, come un'agonia, siano stati quei lunghi giorni, a piedi, quanto pesante e faticoso ogni passo, quasi contato... milletrecento,,, diecimiladuecento,,, centocinquantamiladuecentoventitre passi.


Ma dalle pendici di quelle montagne, da Occidente come da Oriente, dal Niger come dal Congo, sono milioni di persone che scendendo vanno ad ammucchiarsi al "fondo valle", migliaia di gruppi umani, famiglie e animali che trainano carri e casse con poche cose, plastica, legno, enormi fagotti trasportati per chilometri... una processione senza fine di teli e stracci addosso a uomini e donne, stipati su vecchi camion a cui è affidata la vita, e bambini a centinaia, così visibili da sembrare la parte più consistente di questa vasta Umanità in un Esodo disperato. Tutti stanno attraversando sterminate depressioni di caldo, di sabbia e di cadaveri lasciati imbiancare al sole, tutti stanno dirigendosi a Nord, verso il mare, verso il Mediterraneo.


Justice fa ampi segni su questo territorio ad indicare come le masse incontrate arrivassero davvero da tutte le direzioni, mentre lo ascolto guardo la cartina e ripenso a ciò che a scuola studiamo dell'Uomo e della sua evoluzione, al primo, atavico viaggio d'emigrazione che quei pochi individui della nostra Specie, dalle foreste e dalle savane, intrapresero alla conquista del mondo, verso la Mesopotamia e l'Europa, arrivando a popolare l'intero Pianeta.

Justice Lord insieme ad una parte della moderna Umanità lo ha ripercorso,

oggi.


Il ragazzo pensa sia passato poco meno di un mese dal suo arrivo in Ciad, metro dopo metro, notte dopo notte, sino alle coste Libiche sul Mare Nostrum. Lì si trova sempre un peschereccio che aspetta i quattrocento dollari, conservati riducendoli piega dopo piega alle dimensioni di francobolli infrattati nell'intimità.


Dopo aver stivato il piccolo Cargo di corpi Africani sino quasi a farlo affondare, il Capitano decide per una rotta lunga cinque giorni di navigazione, adatta ad evitare i guardacoste Libici, Maltesi, Greci ed Italiani, almeno sino alle acque Nazionali di Lampedusa, due litri di acqua e nulla più è concesso portarsi appresso, anche se hai bambini.


Justice Lord sbarca in territorio Siciliano; ricoverato, nutrito ed imprigionato in un CPT, ottiene ora lo Status di Rifugiato, gli permetterà al massimo un anno di Asilo, un anno di rifugio in Italia, in Europa.

Neanche il tempo d'imparare l'Idioma.

E poi forse le condizioni della martoriata Africa saranno così migliorate da permettergli di tornare a casa,

ma forse no.

E allora dovrà studiare e lavorare, recuperare e ricostruire la sua vita qui, in Europa, come molti altri "nuovi Sapiens". Portando così nuova linfa a quei Popoli che in questo stanco Continente stanno invecchiando e somigliando anche nei destini sempre più all'antico "Neanderthal".



g,





2 commenti:

  1. https://wcd.coe.int/wcd/ViewDoc.jsp?Ref=PR416%282011%29&Language=lanItalian&Ver=original&Site=COE&BackColorInternet=F5CA75&BackColorIntranet=F5CA75&BackColorLogged=A9BACE

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  2. http://www.presseurop.eu/it/content/article/675271-multiculturalismo-o-declino

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